Sulla volta a botte comincia la verifica storico-biblica del tema: con la Pentecoste. La quale inizia dal busto di Cristo, si articola nella volta e termina sulla parete di fronte all'abside con i due rappresentanti del mondo pagano, vestiti come vestivano a Palermo i musulmani tale del tempo: il disegno a spirale intrecciata inizia ai lati del Pantocrator e termina ai lati dei due pagani. E Cristo, cioè, che manda di continuo 840, il suo Spirito, come lo mandò nella più solenne Pentecoste, e attraverso Io Spirito îllumina gli Apostoli, gli Evangelisti e i Dottori, e converte i pagani alla Chiesa. Il teologo latino commenta con quattro versi, scritti su tre pareti al margine inferiore della scena :
« Fit sonus e coelis // et iuxta scripta Iohelis imbuit affatus // sancti vehementia Flatus, pectora mundorum // succendens discipulorum,il ut Vite verbum // per eos terat omne superbum » .
Si inizia col fatto storico della grande Pentecoste, per terminare con la storia di tutti i tempi: che ogni superbia umana si chini davanti al Verbo della Vita: « Si ode un rumore dal cielo, e secondo gli scritti del profeta Gioele — la veemenza del santo Afflato riempie le loro favelle, accendendo i cuori dei mondi discepoli: affinché, per mezzo loro, il Verbo della Vita abbatta ogni cuore superbo ». S. Paolo dichiarava con fermezza, in qualità di Apostolo: « Le armi della nostra milizia sono... potenti al cospetto di Dio, tanto da abbattere le fortezze.
Sì, noi abbattiamo i ragionamenti ed ogni altezza che si erge controsi la conoscenza di Dio, e cattiviamo ogni intelletto all'obbedienza ac: Cristo » (2 Cor 10, 4-5).
La Pentecoste propriamente detta :
La fascia centrale si snoda col motivo dell'intreccio a spirale: i cinque tondi maggiori sono riempiti al centro dalla simbolica Colomba ad ali spiegate, di profilo, in posa ornamentale, stante su qualcosa come una pedana ornata ai margini. II titolo ha qualcosa di ostico per la mancata concordanza dell'articolo col nome, ma di teologicamente indovinato per la definizione della Persona divina: in linea col Vangelo di Giovanni, dove Io Spirito Santo è di genere neutro secondo la grammatica (età IIVEÜ!LCZ åyuov) (82), ma è maschile secondo la dignità della Persona
Gli altri quattro tondi sono occupati dal busto dei quattro Arcan- geli, già osservati attorno al Cristo della cupola, ma con le uniformi di Michele e di Uriele alternate; Io scettro è quello degli Angeli della cupola:
Le due fascie di destra e di sinistra danno una serie completa di dodici personaggi, seduti su due scanni con sei posti ciascuno, coi piedi poggiati su dodici sgabelli. La prima serie inizia con Pietro (é åy. Iléxpoç), cui segue il fratello Andrea (é åy. 'Avôpéag); segue la coppia dei due Apostoli Evangelisti, separati da una finestra (é åy. Ma-rðéo;, åy. 'Ioåvv-n; 9EO)vÓMOÇ), e termina con la coppia degli Apostoli imberbi (5 å-r. é {Ff. La seconda serie si inizia con Paolo e Giacomo il Minore (é ELX. Ilaü)vo;, åy. 'Iåzoßog), seguono gli altri due Evangelisti, Marco e Luca, discepoli degli Apostoli (å åy. Måpzoç, é åy. Aovzig), e si termina con Simone (å åy. EÓUOV) e Bartolomeo (5 å-r. Bapðokouéog). La caratterizzazione dei volti concorda con quella dell'« apostolato » della Martorana e, come è facile rilevare, l'accoppiamento ripete fedelmente quello della Martorana; la diversità di alcuni personaggi non rese possibili tali accostamenti nel quadro dell'Ascensione. I quattro Evangelisti e l'ApostoIo Paolo hanno in mano il libro chiuso; gli altri stringono con la destra il rotolo delle profezie.
II raccordo tra la fascia centrale e le fascie laterali è dato da fili rossi con colomba bianca, disposti simmetricamente in numero di tre per quattro, con origine dal tondo centrale e con termine sul capo dei dodici personaggi.
Parte finale della Pentecoste :
I vari popoli presenti alla prima Pentecoste, o piuttosto le genti destinatarie nei secoli dei carismi dello Spirito, sono rappresentati da due uomini stanti, in gesto di accoglienza e di benedizione. Fra i due una finestra, disposta in modo da sembrare la porta aperta di un edificio, che si prolunga in alto a forma di tamburo con cinque aperture, sormontato da una cupola cuspidata. E la porta della Chiesa, che si apre per accogliere in unica famiglia tutte le stirpi della terra .
Tratto dal libro di Benedetto Rocco " I mosaici delle Chiese Normanne in Sicilia "